Si chiama Amblyocarenum nuragicus la nuova specie di ragno determinata e presente all’interno del Parco Naturale Regionale di Porto Conte.
L’interessante scoperta è stata fatta dal fotografo e naturalista Marco Colombo in collaborazione con il ricercatore universitario e fotografo naturalista Bruno Manunza. Indispensabile inoltre, la consulenza nella comparazione morfologica con altre specie compiuta da Arthur Decae del Museo di Storia Naturale di Rotterdam. L’appellativo tassonomico “nuragicus” è stato voluto dagli scopritori in omaggio alla civiltà nuragica, che ha lasciato tracce archeologiche in tutta l’isola.
“Non è stato importato in Sardegna, non arriva da paesi lontani, ma è sempre stato lì – commenta il giovane naturalista scopritore Marco Colombo – solo che nessuno ci aveva mai fatto caso. Eppure è un ragno di dimensioni non indifferenti con un corpo lungo fino a 25 millimetri”. La scoperta per la verità risale a circa sette anni fa, ma la necessità di accurate indagini e verifiche su altre specie simili conservate in musei di mezza Europa ha richiesto più tempo del previsto. Ora però c’è la certezza che si tratta di una specie endemica della Sardegna (almeno allo stato attuale delle conoscenze), comune nel Parco di Porto Conte, ma anche in altre aree dell’isola. “E’ un animale dalle abitudini piuttosto particolari- spiegano Colombo e Manunza – seppur già note per altre specie simili: scava un cunicolo nel suolo e ne chiude l’ingresso con un opercolo di terra e tela (da cui il nome generico di “ragno botola”), per proteggersi dalla disidratazione e dai predatori. Durante la notte poi attende sotto all’opercolo il passaggio delle prede, piccoli invertebrati, che cattura con un agguato fulmineo. Arrivati all’età adulta i maschi, invece, abbandonano la propria tana e vagano alla ricerca delle femmine per l’accoppiamento.” Questa specie innocua si è rivelata molto comune in gran parte dell’isola, ed è l’ennesima dimostrazione che anche in Italia vi è ancora molto da scoprire dal punto di vista naturalistico e della biodiversità, un patrimonio da difendere e proteggere.
I risultati della ricerca, che spaziano da un’analisi morfologica e comparativa con le altre specie simili mediterranee ad osservazioni eco-etologiche di campo, sono stati pubblicati su Arachnology, il Bollettino della Società Aracnologica Britannica. “La scoperta effettuata all’interno dell’area di Porto Conte – commenta il direttore del Parco Vittorio Gazale – è da ritenersi di straordinario interesse scientifico e giustifica la necessità di continuare a studiare e proteggere il nostro territorio; per Porto Conte, in particolare, si tratta di un’ulteriore testimonianza del valore del suo patrimonio di biodiversità animale e vegetale, unico a livello mondiale, che consolida il parco come una delle aree protette più importanti dell’intero mediterraneo. Ringraziamo i due ricercatori per l’impegno costante e per l’attenzione riposta da sempre nei confronti del nostro territorio.”