Come da previsione i Bandi relativi alle principali misure strutturali del PSR Sardegna 2014-2020, vale a dire la 4.1, 4.2 e la 6.1, sono stati resi pubblici mediante decreto n. 1632/34 del 14.7.2016 a firma dell’Assessore Falchi.
L’invio delle pratiche avverrà a partire dal 15 settembre p.v. e ci sarà da attendersi un imponente flusso di richieste derivante dall’assenza, protrattasi ormai troppo a lungo, di finanziamenti a valere sul miglioramento delle aziende agricole e sull’insediamento dei giovani in agricoltura.
E così, come scriveva Livio nelle sue Historiae, “Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”, noi oggi potremo affermare che “Mentre ad Alghero si discute, i bandi del nuovo PSR vengono pubblicati”. Ad Alghero, infatti, ancora si discute, o almeno così ci fanno credere, alle prese con una delibera di Giunta, la 14/46 del 23.03.2016, foriera più di complicazioni che di reali soluzioni per i problemi che attanagliano l’agro di Alghero dal 2006, anno di approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.
Quest’ultimo, infatti, con gli articoli 57, 58 e 59 delle norme tecniche di attuazione, voluti dal Governatore Soru e sostenuti a larga maggioranza dall’allora governo di centro sinistra, ha contribuito a disegnare scenari catastrofici per le imprese agricole inserite nel cosiddetto “sistema delle bonifiche di Alghero-Fertilia” (vd. Art.59, comma 2, punto 23). L’articolo 58, infatti, “Aree di insediamento produttivo di interesse storico-culturale. Prescrizioni” con il suo comma 5 decretò che “le nuove edificazioni fossero consentite esclusivamente in quei Comuni, ricadenti nelle aree di bonifica, dotati di un Piano Urbanistico adeguato al PPR o di piani di conservazione e valorizzazione dei beni paesaggistici”. Una scelta, invero, poco lungimirante da parte della sinistra sarda (di quella algherese in generale e dell’allora On. Bruno in particolare) atteso che, storicamente, difficilmente una città come Alghero avrebbe potuto dare alla luce uno strumento urbanistico senza attraversare gestazioni lunghe e travagliate. Vi riuscì la giunta Tedde nel 2011, salvo dover interrompere anticipatamente, non volontariamente, il proprio mandato, vedendo così sfumare, per la cittadinanza algherese, la possibilità di dotarsi un moderno strumento di governo del territorio. Quel che successe dopo o che, meglio, non successe, è sotto gli occhi di tutti.
E pensare che la Legge Regionale 23 ottobre 2009, n.4 a firma del Governatore Cappellacci, cercò di mettere un freno alle distorsioni evolutive del territorio generate dal PPR; attraverso l’Art. 13 bis, infatti, “Norme in materia tutela, salvaguardia e sviluppo delle aree destinate all’agricoltura” (introdotto dall’art. 12 della legge regionale n. 21 del 21 novembre 2011) avrebbe permesso all’agricoltura algherese di superare gli infausti (e ingiustificati) limiti imposti dal Piano Paesaggistico Regionale. Nello specifico, il comma uno della norma ora citata, riconoscendo la necessità di tutela e salvaguardia dell’identità e peculiarità del paesaggio rurale, demandava alla Regione l’introduzione di apposite norme nonché l’individuazione di misure volte a contrastare il fenomeno del frazionamento finalizzato all’edificazione. Ancora, il comma 2 del medesimo articolo in disamina, consentiva l’immediata applicazione delle direttive per le zone agricole, di cui al DPGR n. 228 del 3 agosto 1994, al fine di “consentire un corretto e razionale utilizzo del territorio agricolo che miri a contemperare (omissis) l’esigenza di avvalersi di infrastrutture e fabbricati adeguati per l’esercizio dell’attività agricola e delle altre attività connesse alla conduzione del fondo”, precisando che, proprio quest’ultimo comma, avrebbe potuto godere di piena applicazione “anche per tutto il periodo transitorio d’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali ai piani paesaggistici e ogni diversa disposizione eventualmente contenuta nei piani paesaggistici vigenti è superata dalle nuove previsioni normative”.
Peccato che la Legge Regionale n. 8 del 23 aprile 2015 “norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” voluta dall’attuale Governatore Pigliaru abbia abrogato proprio gli articoli 12, 13, 13bis, 15, 15bis della LR 4/09 riportando, di fatto, le lancette dell’orologio al 2006.
Tutto da rifare!
E’ in questo quadro che si colloca la Delibera 14/46, presentata al mondo agricolo algherese come la panacea di ogni male.
E’ buffo osservare come, per temi di minor importanza strategica, note voci in rappresentanza dell’agro siano solite avvalersi di autorevoli (o meno) esperti e consulenti mentre per questo dispositivo normativo si sia assunto come dogma quanto riferito dall’Assessore. Sarebbe stato sufficiente, infatti, consultare uno dei tanti tecnici qualificati che operano nel nostro agro per comprendere, fin da subito, come questa delibera non avrebbe potuto apportare cambiamenti di rilievo nella pianificazione territoriale. Avrebbero appreso, tra l’altro, come l’area della bonifica storica di Alghero-Fertilia, così come perimetrata sulla scorta della Tavola 6 dell’allegato A della Delibera di Giunta Regionale n.26/33 del 06.07.2010, comprendesse all’interno dei propri confini la problematica area antistante Maria Pia: quella striscia di suolo compresa tra le acque del Calik e quelle del nostro mare, sul destino della quale si sono scontrate più volte le forze politiche anche in seno alla stessa maggioranza. Ebbi modo di anticiparlo tempo fa in una nota mentre altri ne avrebbero ripreso poco dopo l’eco assumendosi perfino la paternità del dilemma!
A quattro mesi dalla pubblicazione della Delibera forse si riuscirà a stralciare quest’area problematica (per alcuni) dal piano di valorizzazione distorcendo, in siffatto modo, lo strumento normativo che, ovviamente, si prefigge l’intento di trattare l’intera area di bonifica e non solo parte di essa. Il suo allontanamento diviene ancor più beffardo al pensiero che proprio quella porzione di territorio fu per prima, nella seconda metà dell’ottocento, interessata dalle opere di bonifica con l’allora colonia penale agricola di Cuguttu, successivamente rinominata, per l’appunto, Villa Maria Pia.
Nel frattempo, come anticipato, si è giunti alla pubblicazione dei Bandi del nuovo PSR. Le misure strutturali prevederanno la procedura di accoglimento delle domande “a sportello”: verranno istruite e, eventualmente, finanziate, le domande man mano che perverranno agli uffici istruttori, con la principale discriminante della cantierabilità. Vale a dire che saranno accolte le sole domande relative a progetti corredati di tutte le autorizzazioni per essere immediatamente messi in opera.
Ci troviamo, pertanto, davanti alla controversa e insostenibile situazione in cui, da una parte, il governo regionale impedisce, a più riprese, la realizzazione di opere nell’agro di Alghero e, dall’altra, decide di investire con il PSR in agro proprio laddove vi siano le condizioni per poter immediatamente edificare. Una contraddizione questa in cui i malpensati potrebbero avvertire dolo ma dove, più probabilmente, si annida l’ingiustificabile colpa, a carico dei diversi assessorati, di non conoscere appieno le norme che regolano le attività nella nostra regione.
Tutto questo nell’assordante silenzio dell’amministrazione cittadina che, in luogo di intervenire, per tempo, in difesa del proprio territorio affronta il tema con la spavalda sicurezza dell’incosciente.
Eppure nel corso di un importante Convegno svoltosi lo scorso maggio, organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Sassari, ebbi modo di informare pubblicamente l’Assessora Falchi della pesante discriminazione che si sarebbe perpetrata a carico della comunità agricola algherese e del suo territorio se si fosse continuato a voler proseguire su questa strada. Parole al vento nonostante il risalto riservato alla nota dalla stampa locale.
Mesi fa si proclamò a gran voce, da parte dei sostenitori della più volte citata delibera 14/46, come questa fosse frutto della volontà di non perdere neppure un euro del nuovo PSR. Probabilmente intendevano non prendere neppure un euro, ma mi piacerebbe pensare che, allora, neppure avessero consapevolezza del loro dire.
Ferdinando Manconi (Dottore Agronomo)